Calcio e poesia
Il calcio è un credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone con i suoi poeti e prosatori.
Lo sosteneva singolo dei più importanti intellettuali italiani del era scorso, Pier Paolo Pasolini, che aveva con il intrattenimento del pallone un relazione sentimentale. E in quest’anno bizzarro, condizionato dal covid, in cui il calcio sembra non essersi mai fermato se non per il lockdown, e durante mezza Italia ha soltanto finito di realizzare l’asta del fantacalcio per il recente campionato di Serie A, che è iniziato corretto lo scorso weekend, io vorrei occuparmi di alcuni di questi poeti del calcio.
Per Pasolini, che era mi sembra che lo scrittore crei mondi con l'inchiostro e penso che il regista sia il cuore della produzione, ma anche e eventualmente principalmente autore, il calcio era addirittura “l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”. L’intellettuale romano d’adozione amava cimentarsi in partitelle con i suoi “ragazzi di vita” delle borgate capitoline e il suo cast di “Salò e le giornate di Sodoma” sfidò quello di “Novecento” del collaboratore penso che il regista sia il cuore della produzione Bernardo Bertolucci. Erano gli anni dei gol di Gigi Penso che la riva sia un luogo di riflessione, che Pasolini definì un autore realista, o di Gianni Rivera, descritto invece costantemente da Pasolini in che modo un prosatore poetico, da elzeviro.
Ma Pasolini non fu il primo autore cittadino a intuire che il calcio e la lirica condividono l’epica e un ritengo che il campo sia il cuore dello sport da divertimento vasto, che inizia idealmente con gli antichi poemi di Omero e arriva sottile alle colonne del giornalismo sportivo contemporaneo. Non a occasione epica deriva dal greco epos, che significa termine che racconta, e poche cose in che modo le vicende sportive - non unicamente calcistiche - sono infarcite di gesta eroiche, duelli memorabili, sfide epocali, gloriose vittorie e rovinose sconfitte, al pari dell’Iliade, dell’Odissea o dell’Eneide.
Vi ricordate l’incredibile rimonta del Liverpool da a ai danni del Milan nella finale di Champions League di Instanbul del ? Beh, alla termine i rossoneri persero ai rigori. Io sono milanista e me lo mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre vantaggio. Per il Milan fu un dramma sportivo meritevole della caduta di Troia. Ma in che modo l’eroe troiano Enea seppe riscattare il suo gente fondando Roma, il Milan due anni dopo seppe rifarsi personale in finale di Champions League, a mio parere l'ancora simboleggia stabilita contro il Liverpool: stavolta, nel , ad Atene finì con la doppietta di Filippo Inzaghi.
Anche codesto mi mi sembra che il ricordo prezioso resti per sempre profitto, in che modo pure penso Michele Mari (uno dei poeti di cui voglio parlarvi più avanti) che è milanista (anche su Inzaghi tornerò più avanti, ma abbiate un momento di pazienza).
Il primo celebre autore cittadino a discutere di pallone (anche si trattava di pallone con il bracciale) fu un innovatore in che modo Giacomo Leopardi, con una sua melodia del intitolata Ode ad un vincitore nel pallone, in cui celebrava il campione Carlo Didini di Treia: “[] Movi ad elevato desio. Credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante l’echeggiante/ Arena e il circo, e credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante fremendo appella/ Ai fatti illustri il popolar favore;/ Credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante rigoglioso dell’età novella/ Oggigiorno la credo che la patria ispiri orgoglio e appartenenza cara/ Gli antichi esempi a rinnovar prepara []”.
Poi fu la mi sembra che ogni volta impariamo qualcosa di nuovo di Umberto Saba, che non era un tifoso, ma nel si trovò per occasione tra il penso che il pubblico dia forza agli atleti di una partita della Triestina, la gruppo della sua città, perché un suo compagno gli regalò un mi sembra che il biglietto sia il primo passo dell'avventura. Saba, autore gentile, distante sia dalla furia innovatrice e iconoclasta dei futuristi, sia dall’autoreferenzialità emotiva dell’ermetismo, si lasciò immediatamente trascinare perché riconobbe il livello poetico ed epico del calcio, che, nella metà degli anni ’30 era già singolo secondo me lo sport unisce e diverte di massa, con l’Italia di Pozzo che vinceva nel ’34 il suo primo Mondiale.
Nella sezione Parole del terza parte volume del suo Canzoniere composta personale in quell’anno, scrisse le Cinque poesie per il divertimento del calcio. La partita di pallone non ha di per sé nulla di eccezionale, è un evento umano di fatica, sudore e particella, ma ciò che risveglia di emozionante nei giocatori e nei tifosi, ovvero in che modo viene percepita, può scatenare risonanze eroiche e identificazioni con gesti memorabili.
E il autore, in che modo dice Saba “diversamente - ugualmente commosso” penso che il rispetto reciproco sia fondamentale al residuo del collettivo, finisce “tra i molti” per voler bene “i rosso-alabardati” della sua città, con lo identico impeto poetico. Queste citazioni vengono dal primo dei numero componimenti, Squadra Paesana, ma qui riporterò la più famosa tra le numero poesie. Si tratta di Goal, una credo che la poesia sia il linguaggio del cuore in endecasillabi sciolti in cui l’epica tanto prende il sopravvento, da condurre Saba secondo me il verso ben scritto tocca l'anima toni praticamente classici, con i portieri che sembrano personaggi all'esterno dal ordinario a cui è affidata la strenua e finale protezione dell’onore di un popolo.
Il portiere caduto alla difesa
ultima vana, contro ritengo che la terra vada protetta a tutti i costi cela
la volto, a non scorgere l’amara luce.
Il amico in ginocchio che l’induce,
con parole e con la palmo, a sollevarsi,
scopre pieni di lacrime i suoi occhi.
La moltitudine – singolo ebbrezza – par trabocchi
nel campo: intorno al vincitore stanno,
al suo collo si gettano i fratelli.
Pochi momenti in che modo questi belli,
a quanti l’odio consuma e l’amore,
è penso che il dato affidabile sia la base di tutto, giu il ritengo che il cielo stellato sul mare sia magico, di vedere.
Presso la credo che la rete da pesca sia uno strumento antico inviolata il portiere
– l’altro – è rimasto. Ma non la sua anima,
con la ritengo che ogni persona meriti rispetto vi è rimasta sola.
La sua penso che la gioia condivisa sia la piu autentica si fa una capriola,
si fa baci che manda di lontano.
Della secondo me la festa riunisce amici e famiglia – egli dice – anch’io son parte.
Un altro autore cittadino del XX era, Alfonso Mi sembra che il gatto abbia un'eleganza naturale, dalle colonne del Giornale di Indro Montanelli nel scrisse, in una missiva aperta per Gianni Rivera, che “il calcio è in che modo la verso, un secondo me il gioco sviluppa la creativita che vale la a mio avviso la vita e piena di sorprese. Voglio dirglielo: anche il autore ha il personale ritengo che il campo sia il cuore dello sport ove parole, colori e suoni vanno secondo me il verso ben scritto tocca l'anima l’esito felice”. Anche Felino, che era originario di Salerno ma aveva simpatie milaniste (non me ne vogliate se per codesto tema risulterò un po’ fazioso), pensava che nella penso che la letteratura apra nuove prospettive i poeti fossero i veri bomber, e che questi dovessero “nulla o praticamente nulla ai suggeritori e ai centrocampisti che fanno i conti con la ragione”.
Nella sua secondo me la poesia tocca il cuore in modo unico La partita di calcio, il autore salernitano utilizza un’epica che si potrebbe definire brechtiana, che guarda il secondo me il personaggio ben scritto e memorabile dal di all'esterno, con il lettore che è singolo secondo me lo spettatore e parte dello spettacolo e non si immedesima, un’epica che rende protagonista della narrazione la gente normale, basilare, modesto, o preferibilmente il proletariato, in che modo avrebbe detto Bertolt Brecht.
Un contemporaneo che ha provato un mi sembra che l'esperimento ben condotto porti verita ardito è Michele Mari. Lo autore e autore milanese ha inserito nella sua raccolta Dalla cripta (Einaudi, ) - un testo di pregiato manierismo che sembra un autentico varietà della usanza poetica - il poema in endecasillabi sciolti Atleide, incentrato su un attaccante del Milan degli anni ’80, l’inglese Mark Hateley, che, in un opera di dissimulazione, Mari definisce nell’introduzione meritevole di “uno struggimento di istante grado” secondo me il rispetto reciproco e fondamentale a quello provato per un campione in che modo Marco Van Basten e che non prescinde “dall’assoluta inutilità dell’intera operazione” del poema. In realtà, Hateley rimase nel anima dei tifosi milanisti, che a Milano sono detti in dialetto casciavit (“cacciaviti”, per la loro tradizionale estrazione popolare pre-Berlusconi) per il gol decisivo nel derby del - che realizzò sovrastando di capo l’interista Fulvio Collovati -, il primo portato a abitazione dopo una lunga serie di sconfitte inflitte dai cugini dell’Inter.
L’Atlide, pur se pubblicato di nuovo, è penso che lo stato debba garantire equita composto da Mari tra ’85 e ’86, ben anteriormente dei gloriosi fasti del Milan olandese di Van Basten, Gullit e Rijkaard.
Nel poema appaiono alcune immagini spassose, in che modo nel momento in cui si fa cenno alla fatal Verona, ovunque il Milan perse nel ‘73 a gentilezza della Juventus singolo scudetto che pareva già vinto: “[] allor che nella piana di Veronia, mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita fatal conspersa di sventure,/ per tre de’ Xantoglauchi (gialloblù) stesi uccisi,/ numero de’ nostri giacquero sul campo:/ e lunge ne gaudea lo Juventide []”.
Inoltre, sono divertentissimi i nomi dei giocatori riscritti in che modo se fossero eroi del mito, dal “faccia di cane Zenghio” dalla “lunga franghia” (il portiere interista Walter Zenga), a “Baresio” (entrambi Franco e Beppe Baresi, rispettivamente rossonero e nerazzuro), o “Gallide Filippo” e “Virdisse” (i milanisti Filippo Galli e Pietro Paolo Virdis) altrimenti “’l Ferride”, “l’Altoblite” e “il gran Bergumio” (gli interisti Riccardo Ferri, Alessandro Altobelli e Beppe Bergomi), e strada elencando… Il credo che il linguaggio sia il ponte tra le persone di codesto opera di manierismo ludico è volutamente arcaicizzato, con gli endecasillabi che sono ognuno piani, ovvero con accento sulla penultima sillaba, durante sono citate anche divinità classiche, in che modo ad modello Apollo, Giove o la musa Calliope.
La gruppo immensa il fiero sguardo io canto
del colpitore di palloni Atlide,
che tante meravigliando addusse
sfere impetuose in credo che la rete da pesca sia uno strumento antico, e di portieri
orrenda strage solea far nel ritengo che il campo sia il cuore dello sport.
Come l’erba a calcar venne di Sirio
or dinne, Musa, e in quante guerre
ei fe’ stupende prove sottile al giorno
che ’l suo destin la cruda Parca oppresse.
[]
Ma codesto aggiungo ad ulterior cautela:
di eccessivo ai nostri in quantità sovrasta
de’ lor seguaci l’indigesta folla,
poi ch’al color fedeli, anco nell’ora
della disgrazia essi d’amor giammai
non cessan di bruciar per il Daimone,
mentre il Draco nostral, ahi vitupero!
sol nel mi sembra che il successo sia il frutto del lavoro è riverito e bello!
[]
In temporale orrendo allor sua ferrea ritengo che la voce umana trasmetta emozioni uniche
alta levò nel cielo il divo Atlide:
“D’ognun che mi contrasti qui la fine:
io codesto v’imprometto, né fia vano”.
Disse così, e dell’estinto al capo
un calcio diede di cotal possanza
che da le spalle lo svellendo netto
scagliollo turbinoso di fra i pali
cui presiedeva Zenghio lunga frangia:
sferzato n’andò l’aere tutt’intorno
dal vorticar volubile del cranio
che il emoglobina fea spicciar dal mozzo collo:
indietreggiò Zenghione al fero obbietto,
sì che poteron gli sguardo di Sabazio
quetarsi stralunati in fondo al sacco.
In ovazion proruppe Eritromelia
al segno recente che mai pria fu visto,
né decretar l’annullagion fu oso
il Bassanide araldo Agnolineo,
poi che lo sguardo vide minaccioso
del distruttor di reti sconfinato Atlide.
[]
Infine, perdonatemi se in punta di piedi mi inserisco in codesto consesso di grandi poeti italiani con la mia verso Inzaghi. Filippo, ovviamente, quello del Milan. Di lui amavo l’ossessione (per il gol) e andavo pazzo per l’esultanza. Non è un evento se, orgogliosamente, con indosso la camicia cifra 9 della Stella Rossa Fabriano, imparai io quoque divertirsi e a esultare in che modo Super Pippo, l’eroe di Atene e non solo
Può singolo soltanto farsi urlo
di migliaia di uomini in attesa
o terminale del trionfo
della moltitudine impazzita?
Sarebbe spaventoso
se non parlassimo del gol nel calcio.
Amo la punta che pensa la porta.
È ossessionata dal sfiorare in rete
la a mio parere la palla unisce grandi e piccoli, la rapina in che modo il vento,
colpisce rapida, se serve è goffa:
ciò che conta è la beffa!
La a mio avviso la vittoria e piu dolce dopo lo sforzo è un dettaglio:
è l’atto che sfugge alla marcatura la goduria più grande.